giovedì 26 febbraio 2015

NELL'ANNO DI EXPO 2015



Francesca Motta, Ogiemme, terra, cotone, plastilina, ceramica, dimensioni variabili, 2015.

Cucinare per se stessi e  per gli altri è un gesto semplice che si ripete incessantemente e che custodisce nella sua apparente ripetitività differenze, tipicità, dogmi declinati nei dialetti locali, nelle lingue nazionali. Dietro ad un piatto c’è un modo di concepire la vita.
Non solo, è proprio nella dimensione culinaria ed enogastronomica d’Italia che possiamo intravedere sfumature della nostra contemporaneità, l’esigenza odierna di essere sempre in bilico tra la valorizzazione di una solida tradizione e la necessità di approcci estremamente innovativi. Dietro ad un piatto c’è il passato ed il futuro delle nostre vite.
Nutrire, far godere del cibo è impegnarsi con consolidare relazioni e rallegrare gli animi. Taluni piatti sono micce che quotidianamente innescano sentimenti, rinforzano identità, ravvivano una cultura popolare. Con un banale piatto entrano in scena  l’ospitalità, la convivialità, la condivisione, la voglia di relazionalità.
Sfamarsi, per i più fortunati, arriva ad essere quasi un dettaglio. Per i meno fortunati invece dietro c’è la vita stessa.

Testo di Daniela Vergani

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